Cresce il pessimismo di Drewry verso l'andamento del traffico del traffico container a livello globale. La società di consulenza specializzata nel settore marittimo ha infatti comunicato di avere aggiornato le sue previsioni relative alla crescita delle movimentazioni registrate dai porti a livello globale per l'anno in corso, rivedendole al ribasso (dal +3 al +2,6%, dopo che già lo scorso luglio le aveva corrette dal precedente +3,9%). Nella sua nota Drewry spiega di avere modificato (in negativo) anche le stime relative al futuro quinquennio, senza però fornire maggiori dettagli.
Sul settore pesano in particolare alcuni fattori di preoccupazione, che secondo l'analista Simon Heaney si sono aggiunti al quadro negli ultimi tempi, dopo un primo semestre caratterizzato da un andamento stabile e da una domanda di consumo “resiliente”. Fattori che però secondo Heaney hanno ad oggi contorni ancora non definiti, ma su cui si è creato comunque un “flusso di notizie negative” che rischia di innescare una self-fullfilling prophecy, una profezia che si autoavvera. La nota ne cita uno su tutti, e cioè IMO2020. Secondo Drewry non si può infatti ancora stimare con ragionevole sicurezza quale sarà l'impatto, in termini di costi aggiuntivi, dell'implementazione della normativa sui liner e in aggiunta i recenti attacchi alle raffinerie saudite hanno reso ancora più difficile fare previsioni in questo senso.
Al momento la società ha spiegato di avere un'ipotesi di lavoro che stima in circa 11 miliardi di dollari il valore dei costi extra per l'industria container a livello globale, ma anche di ritenere probabile che in ogni caso gli operatori riescano a recuperarli con facilità (a differenza di quanto avvenuto in passato ad esempio con l'introduzione delle SECA) e che non si assisterà a momenti di crisi o interruzione degli approvvigionamenti di carburante.
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