Theresa May e Jeremy Corbin hanno già staccato un primo assegno, che per l’Italia vale 352 milioni di euro. L’obiettivo non è certamente questo ma in attesa di capire dove mai si troverà il punto di sintesi per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea il primo effetto è un balzo in avanti delle nostre esportazioni, che a febbraio scattano in avanti di quasi il 20 per cento.
L’ipotesi di una hard-brexit, un’uscita disordinata resa inevitabile dall’incapacità della premier britannica di tenere insieme la propria maggioranza così come di portare a bordo l’opposizione laburista, ha infatti prodotto un effetto-panico sul mercato, spingendo numerose aziende a fare incetta di scorte. In attesa di capire se e come sarà possibile importare prodotti dall’Europa, le imprese hanno deciso di crearsi margini di manovra gonfiando i magazzini. Effetto peraltro visibile sul piano macroeconomico, perché proprio dall’aumento delle scorte è venuta la spinta al Pil britannico alla fine dello scorso anno così come in questi mesi, che vedono anche un balzo inatteso dell’indice dei direttori di acquisto, in controtendenza con quanto accade per l’intera Europa.