C'è un luogo in Italia dove gli effetti dell'infezione da Coronavirus – ancora presto da quantificare nel loro complesso, anche per l'economia mondiale – si sono fatti sentire da subito, la logistica del trasporto merci. «I tempi di controllo in importazione dai paesi extra Ue, non solo dalla Cina, hanno raggiunto livelli insostenibili», spiega la presidente di Fedespedi, Silvia Moretto.
Genova, porto di sbocco, insieme a Trieste, dell'area lombarda e veneta, il cuore industrializzato e "logisticizzato" del Paese e zona del focolaio del Coronavirus da una settimana, sta soffrendo, come tutti, non solo un drastico calo del traffico ma anche un aumento esponenziali dei tempi di sdoganamento. Gli Uffici di sanità marittima (USMAF), che fanno generalmente controlli sulle merci, sono stati praticamente dirottati al controllo sulle persone, provocando enormi ritardi nelle spedizioni e in tutte le pratiche di movimentazione. Come riferisce il direttore generale di Spediporto, Giampaolo Botta, gli operatori del porto capoluogo devono fronteggiare tempi di evasione media che possono anche quadruplicare per un nulla osta sanitario, che dai soliti due giorni possono salire fino a otto. Sono attualmente 50 i collegamenti diretti con la Cina saltati dal porto di Genova. Federmeccanica ha detto che se gli approvvigionamenti non riprenderanno regolarmente entro le prossime due settimane c'è il rischio di una crisi di scorte per la filiera produttiva.